Calabritto è un piccolo paese nell' alta valle del Sele, sito nei monti Irpini. La tradizione vuole che il nome del comune derivasse da una donna (per alcuni di facili costumi, per latri la figlia di un autentico feudatario, per altri ancora una locandiera) di nome "Britta", chiamata, a seconda della versione degli avventori della locanda o dai soldati di Annibale, col grido: "Cala Britta". L'alta valle del Sele fu anticamente popolata da genti di varia stirpe, ognuna delle quali ha lasciato i segni della propria civiltà, segni che affiorano qua e là nei campi, in prossimità dei fiumi, in antiche grotte, lungo i pendii delle colline, che però non hanno quasi mai trovato chi sapesse dare loro il giusto valore archeologico e che il più delle volte sono stati distrutti da quegli stessi uomini che li avevano trovati.
Attraversata dal fiume Zagarone, Calabritto è ai piedi di grandi boschi. Il clima del luogo è asciutto e temperato. L'aria è salubre e l'acqua è pura. Da Calabritto tra fitti boschi di faggio e verdeggianti pianori che costituiscono un itinerario paesaggistico di rara bellezza si giunge all' altopiano di Laceno. E' possibile poi raggiungere in pochi minuti Materdomini, dove si trova il Santuario di S. Gerardo Maiella, Caposele, da dove si dirama l' acquedotto pugliese, Senerchia, dove si trova l'oasi WWF, Valva, famosa per il castello, l'abbazia del Goleto a S. Angelo, e in poco più di mezz'ora, Salerno ovvero Paestum e la splendida valle dei templi nonchè la costiera Amalfitana.
Pertanto si sono sviluppati numerosi sentieri uno dei quali noto per l’elevato valore naturalistico culturale è quello oggetto del presente progetto.
Nel territorio compreso fra il comune di Calabritto e l’odierna frazione di Quaglietta, presso il “caput Silari fluminis” (sorgenti del f. Sele), autorevoli storici localizzano la battaglia campale svoltasi nella primavera del 71 a.C. fra le sei legioni vittoriose del console sillano M. Licinio Crasso e l’esercito di schiavi rivoltosi composto da circa 40 mila uomini guidati dal gladiatore trace Spartaco. A parte l’individuazione topografica dell’avvenimento storico che pose fine al “bellum servile”, ritrovamenti archeologici (ceramiche, oggetti metallici, necropoli, strutture murarie, iscrizioni di età imperiale) segnalati in località Piedelmonte ed alle pendici del Tempa Rossa, dove un’estesa area con abbondanti frammenti fittili giustifica la presenza nel sito di una villa rurale, testimoniano come la zona fosse frequentata da genti romane soprattutto a partire dal I secolo a.C. Discussa è invece l’origine del nome del paese, che secondo alcuni studiosi gli deriverebbe dal latino calabrix, fitonimo dato alla vegetazione caratteristica del luogo rappresentata dalla spina silvestre, pianta diffusa in particolar modo in prossimità di terreni rocciosi. Non sono da escludere le derivazioni toponomastiche dell’arabo Kald e dal longobardo Britto (castello di Britto) e dell’etimo Cala (roccia, pietra) e da britto (cervo, corna), animale questo diffuso ancora in età medioevale nelle immediate aree boschive.
Il primo documento riguardante il centro è un atto di donazione del 1020, dove è nominato un “lohannes Calabritanus”. Signore del feudo fra il 1150 ed il 1160 era il conte Filippo di Balbano, che secondo il Catalogo dei Baroni inviò tre armigeri da Calabritto a partecipare alla presa di Gerusalemme. A Filippo seguirono il figlio Ruggiero (ca. 1190) e suo fratello Raone di Balbano (ca. 1220). Morto costui senza lasciare eredi il feudo passò al demanio imperiale svevo e da re Manfredi fu donato a Minora Gentile, che lo portò in dote verso la metà del XIII secolo al conte di Apice, Federico Maletta. Alla morte successero Francesco e Berardo di San Giorgio (1301), a cui il paese fu concesso da Maria, vedovaManetta. Nel 1307 le terre di Calabritto passarono al barone Roberto di Giorgio e da questi, morto senza eredi, a Guglielmo di Sabrano (1323), conte di Ariano. Ai Sabrano il feudo fu tolto da Giovanna I d’Angiò, che ne fece Giacomo Arcuccio di Capri, conte di Minervino, dal quale passò al napoletano Francesco Guindazzo e pochi anni dopo alla famiglia de Fusco. I de Fusco, per essere passati dalla parte dei Francesi, vennero privati nel 149 di tutti i possedimenti da re Ferdinando II d’Aragona. L’anno successivo ricevette l’investitura di Calabritto il nobile Marcello Colonna, a cui seguirono Camillo (1534) e Pompeo (1559), che li vendette al barone Pompeo Tuttavilla. Ai soprusi compiuti da quest’ultimo a danno dei sudditi e del paese pose rimedio il figlio Prospero nel 1592. Per trentamila ducati il feudo fu acquisito nel 1617 da Ottavio Tuttavilla e subito dopo dal primogenito Orazio, che ottenne nel 1630 il titolo duca di Calabritto. Fattosi però sacerdote nel 1646, Orazio lasciò tutte le terre al figlio Prospero, seguito da Vincenzo (1661), Francesco Ottavio (1678), 0razio (1683) e sua moglie Faustina Caracciolo (1694). Nel 1730 Calabritto fu venduta per 48000 ducati alla famiglia Morelli, che ne fu ultima feudataria con Francesco Maria I (1731, principe di Teora), Giuseppe (1774) e Francesco Maria II (1779). Nel 1807 Calabritto entrò a far parte del Principato Ultra e solo nel 1861 d provincia di Avellino. Il paese fu anche interessato dal fenomeno del brigantaggio, grazie alla presenza di facili dimore per le numerose bande che ben si celavano fra le estese aree boschive e le grotte naturali ampiamente documentate nel circondario. Colpito duramente dal terremoto del 1694, il centro urbano è sta completamente raso al suolo dai sismi del 1733 e del 1980.
Descrizione del sentiero “Monte Cervarulo e Cervialto da Piano Migliato”
Il sentiero “Monte Cervarulo e Cervialto da Piano Migliato” è tra quelli iscritti nell’anagrafe CAI al nr. 147. Parte dal Piano Migliato, sulla strada Laceno - Acerno. Attraversa tutto il pianoro e sale, con andamento zigzagante fino a Toppa dei Canti e successivamente al Monte Cervarulo. Da qui si può ammirare il Piano Sazzano, l’Area della Preda e il Monte Calvello.
Dal Cervarulo, mantenendo la cresta si sale alla prima cima del Cervialto, si gira intorno alla depressione e si tocca la seconda cima con il ripetitore. Da qui, dopo un meritato riposo, si inizia la discesa sul sentiero 113 seguendo la linea di cresta e immettendosi su una sterrata.
Dopo un po’, svolta a sinistra, lasciando il sentiero 113 e si prosegue, sempre su sterrata superando dei tornanti fino ad immettersi sul tratto iniziale e giungere di nuovo a Piano Migliato.
Il progetto prevede la realizzazione di due tipologie di sentiero che presentano differenti caratteristiche planoaltimetriche che consentono l’accesso a differenti tipologie di utenti
- Sentiero 1° Tratto ad accesso facilitato per tutti gli utenti bambini e disabili (pianeggiante e pendenza massima del 5% circa);
- Sentiero 2° Tratto con maggiori pendenze e difficoltà per chi si dedica al Trekking
Sentiero n. 1: costituito da un primo tratto ricco di vegetazione autoctona formata prevalentemente da faggi ed un secondo tratto brullo con una presenza prevalente di faggi isolati e allo stato arbustivo.
Il sentiero, di circa 0.55 Km, si percorrere in circa 1/2 d’ora, conduce dal punto di iniziale ad una piazzola di sosta dove il turista può godere della vista di un panorama di elevato valore naturalistico.
L’itinerario è lineare e quindi per tornare al luogo di partenza sarà necessario ripercorrere il sentiero in senso inverso.
Caratteristiche Sentiero 1° Tratto |
Punto iniziale Altezza min: 1249.5 m. s.l.m. |
Punto di arrivo Altezza max: 1295.1 m. s.l.m. |
Distanza: km 0,55 |
Tempo di percorrenza: h ½ |
DISLIVELLO: m. 45,6 |
Sentiero n. 2: costituito da un primo tratto che attraversa la faggeta, mentre il secondo attraversa una zona priva di vegetazione o con presenza di faggi isolati o allo stato arbustivo e porta alla vetta dei Monti Cervarulo e Cervialto.
Una volta attraversato il bosco si risale –sempre verso est- un’ampia costa prativa, fino alla prima e più alta cima, il Monte Cervarulo. Proseguendo costeggiando il limite del bosco, si sbuca poi sul Monte Cervialto, ove termina l’itinerario ed il turista potrà godere di un ampio panorama.
Il sentiero misura circa 5 km da percorre in quattro ore e conduce alla cima dei Monti Cervarulo e Cervialto.
Caratteristiche Sentiero 2° Tratto |
Punto iniziale Altezza min: 1295 m. s.l.m. |
Punto di arrivo Altezza max: 1809 m. s.l.m. |
Distanza: km 4.75 |
Tempo di percorrenza: h 4,30 |
DISLIVELLO: m. 514 |
Servizi offerti:
- Servizi informativi informatici e non.
- Percorso vita (ginnastica all’aria aperta)
- Piazzole di sosta, di aree picnic, di cartellonistica, di punti panoramici e di segnaletica (descrittiva e di percorso).
- Realizzazione di punti didattici completamente amovibili per le scolaresche difficoltà (fuori dall’area A del parco).
PSR Campania 2014/2020 - Misura 8.5.1 lavori di "fruizione turistico ricreativa in ambiente forestale ricolti ad un corretto uso pubblico dei boschi: Monte Cervarulo e Cervialto da Piano Migliato". Affidamento diretto ai sensi dell'art. 50 comma 1, lettera b) del D.Lgs. n.36/2023 per la fornitura di attrezzature.
Determina a contrarre e aggiudicazione
CIG N. B49DFD17F1
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Questa sezione raccoglie informazioni su diverse specie vegetali e animali,
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